Un campo di papaveri - Nunzio Gambuti

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Un campo di papaveri

La mia anima

Maggio 2000

UN CAMPO DI PAPAVERI

SENECA: entrambi sono difetti, sia credere a chiunque, sia non credere a nessuno

di Nunzio Gambuti



C’è un vecchio detto latino che dice: “acta est fabula”, che vuol dire “ la commedia è finita”, un altro invece ci dice: guardati dalle imitazioni. Forcella è tra i quartieri più conosciuti di Napoli. Tra i suoi vicoli, quotidianamente, si tiene un mercato dove è possibile trovare tutto o quasi tutto e se l’oggetto desiderato non è disponibile, basta ordinare. Sui banchi di questo planetario mercato fanno bella mostra i marchi delle più prestigiose case di produzione di ogni singolo settore commerciale. Qualche mala lingua sostiene che molti di quei prodotti sono falsi. Stando a certi fatti mi viene da pensare che queste male lingue non abbiano così tanto torto, anche se in alcuni casi si racconta che è risultato davvero difficile stabilire con certezza, tra un originale certo ed un originale presunto, quale dei due fosse quello vero. Vedete, possiamo anche trovare una benevole giustificazione a tutto questo, se per un attimo ci trasferiamo nella filosofia del pensiero di un vecchio mago nostrano, che esercita tuttora la sua professione (naturalmente di mago ) nella nostra città, cui un giorno io chiesi: senta Don …. ( è uso dargli del Don) ma quei filtri magici che lei offre ai suoi clienti risolvono davvero i loro problemi. Don ... mi guardò con un calmo e sereno sorriso e mi disse: cosa vuoi che ti dica, devo campare anch’io. Come possiamo negare aiuto o comprensione a qualcuno che giustifica il suo comportamento, anche se per certi versi riprensibile, adducendo che il suo è un modo per non morire? Vogliamo essere buoni? Giustifichiamoli. Certamente è qualcos’altro che, per quanto mi sforzo, non riesco a giustificare o per lo meno, per il mio modo di vivere il rispetto delle cose, non riesco a comprenderne il comportamento. Certamente avrete notato (come, in verità, è sempre stato per il passato e come, quasi certamente, continuerà ad essere purtroppo anche per il futuro) tutto quell’andirivieni dei nostri politicanti durante l’ultima campagna elettorale per le elezioni regionali del 16 Aprile scorso. Non c’era giorno che qualcuno di loro non andasse a fare una visita presso le strutture sanitarie, che non inaugurasse qualche nuova attività, che non andasse in giro per quartieri e mercati, in città e in provincia a far finta di interessarsi della gente. Quante promesse. Ad elezioni passate: tutti scomparsi. E le promesse? Spero che almeno qualcuna sarà mantenuta. Uso una frase di Giovanni Agnelli: non sono deluso perché non mi sono mai illuso prima. Non ricordo se qualcuno di questi itineranti venditori di fantasia abbia avuto il coraggio di raccontare una delle loro tante storie agli operai della Good Year di Latina. Eh !!! Vedo che sorridete anche voi. C’è un comune senso della vita vissuta nella storia di quel povero topo che un giorno si trovò di fronte un gatto rosso, cambiò strada , ma sfortuna volle che si trovò davanti un gatto bianco, disperato cambiò ancora strada, ma questa volta s’imbatté in un gatto nero, a questo punto si fermò e totalmente rassegnato disse: “ purtroppo, o brutta o bella, la tinta cambia ma la fine è quella”. Questa sera vi consiglio, certo vi ci vorrà un po’ di fatica, di vedere un qualsiasi programma televisivo, su quale rete non importa, che non sia però un film. Fate attenzione all’omino dietro la telecamera, non al cameraman, ma a quello che gli è a fianco. E’ lui che stabilisce quando il pubblico presente deve applaudire, deve ridere, o dimostrare ovazioni stratosferiche alzandosi in piedi. Se sarete un po’ accorti, noterete che quasi tutti i presenti eseguono il comando come animali in un circo ma con scarsa voglia di obbedire, per cui capita spesso che vengono inquadrati persone del tutte annoiate ma che al momento di vedersi sul maxischermo dello studio subito si affrettano ad applaudire come comandato dall’omino. Cosa vuoi criticare chi per un momento si sente tanto importante perché potrà raccontare a qualche amico: sono stato in televisione. No, non a loro va il mio pensiero ma a quegli artisti, quelli veri, che non è il denaro che li rende ricchi ma l’applauso sincero dello spettatore. Sono certo che loro soffrono questo momento perché sono costretti a ringraziare o far finta di ringraziare chi non gli ha dato assolutamente nulla. Come vedete in giro c’è poco di vero. Anche qui tutto è programmato prima: l’emozione finta, l’applauso finto, la lacrima facile, l’intervento pilotato affinché le domande e le risposte possano essere condotte sempre secondo il pensiero del conduttore di turno. Mi verrebbe voglia di gridare: Viva Biscardi, tanto lo sanno tutti che quella è un casino di trasmissione, almeno fa ridere.

Sarà che oggi non ho proprio voglia di ridere.

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